L’incrocio tra le ricerche di un pool svizzero e le conoscenze scientifiche acquisite.
Un pool di ricercatori svizzeri hanno svelato nel 2018 il mistero sulla formazione di Giove, il pianeta gigante del sistema solare. È risaputo che si tratta di un astro prevalentemente gassoso, ma la sua genesi è sempre stata un enigma.
Il gruppo svizzero coordinato dal professor Yann Alibert dell’Università di Berna, ha confermato i risultati di studi condotti all’Università di Münster in Germania e al Laboratorio Nazionale Lawrence Livermore negli USA. La ricerca è pubblicata su Nature Astronomy.
La crescita del pianeta Giove è avvenuta in un modo assai anomalo.
Durante il suo primo milione di anni di vita, Giove si è arricchito gradatamente di piccoli detriti delle dimensioni di alcuni centimetri, fino ad assumere una massa circa 20 volte più grande della Terra.
Successivamente ha iniziato a inglobare oggetti dalle dimensioni di anche un chilometro (i famosi “planetesimi”), i quali oltre ad aggiungere massa hanno determinato un apporto enorme di energia. A causa della loro massa, i planetesimi hanno impattato in modo significativo sul nucleo di Giove rallentandone notevolmente la crescita.
Nel suo terzo milione di anni di vita Giove aveva infatti una massa “solo” 50 volte superiore rispetto alla Terra, nonostante gli inglobamenti. Nei successivi due anni si ebbe un accumulo dovuto alla cattura dei gas circostanti che hanno portato le attuali dimensioni del pianeta a circa 300 volte quelle della nostra Terra, con un diametro di ben 143.000 km.
L’evoluzione di Giove prova che per due milioni di anni esso ha costituito una barriera. Si accaparrava infatti larga parte dei detriti provenienti dalla nebulosa solare che ha generato i pianeti del sistema solare. Se non ci fosse stato l’anomalo intervento dei planetesimi, Giove sarebbe divenuto una stella. Probabilmente una “nana bruna” che emette a stento luce, e che non avrebbe influito fortemente sulle orbite planetarie. Se fosse invece diventato una stella più luminosa, avrebbe impedito al sistema solare di svilupparsi come oggi lo conosciamo.
Nell’uno e nell’altro caso la vita sul nostro pianeta sarebbe stata estremamente più complicata nel realizzarsi, e probabilmente impossibile.